“O,3%”: il contributo siciliano alle nuove scuole nella programmazione Sblocca Italia

Il premio “Agibile e Bella – architetture di qualità per la qualità delle scuole “ (parte delle iniziative istituzionali MiBACT in occasione della Biennale di Venezia 2014, realizzata con il MIUR e in collaborazione con IN/ARCH) ha trattato ed evidenziato dal punto di vista della cultura architettonica la questione dell’edilizia scolastica; il tema si collega ovviamente a punti molto espliciti dell’agenda governativa, suggerendo indirizzi per una nuova qualità degli spazi e delle strutture educative. Ne emerge un ritratto interessante e differenziato della produzione nazionale; un ritratto che potrà essere ulteriormente aggiornato ed integrato (il premio può essere l’inizio di un Atlante da estendere a tutte le regioni d’Italia) e che ci restituisce una prevalenza di nuovi edifici scolastici (di vario grado) localizzati soprattutto nelle regioni Trentino Alto-Adige (3 selezionati), Emilia Romagna (2 selezionati), Veneto (2 selezionati), Lazio (2 selezionati).

I risultati mettono in mostra molte realizzazioni di assoluto interesse: sono stati premiati, salvo due casi, esempi di nuove realizzazioni nelle quali risulta inscindibile il valore architettonico, tecnologico e altresì funzionale: l’architettura della scuola è anzitutto spazio per rendere possibili nuovi programmi e metodi pedagogici e le attività ad essi connesse.

L’evolversi ed ammodernarsi di questi programmi richiama anche un a revisione e ripensamento dello spazio fisico che li ospita. Se l’ampio patrimonio edilizio ed immobiliare scolastico esistente deve essere senz’altro oggetto di interventi di recupero (per gli aspetti di sicurezza ed efficienza energetica anzitutto) risulta chiaro che la sua obsolescenza non può essere valutata esclusivamente in termini fisici, ma anche (e soprattutto) in termini di rispondenza alle funzioni ospitate e di appropriatezza della collocazione urbana. Aspetto quest’ultimo necessario se pensiamo alla scuola (come sempre più evidente, grazie a tante buone pratiche ormai diffuse nel mondo) non come spazio specializzato, monodimensionale, chiuso a diverse utenze per gran parte della settimana  e dell’anno, ma come servizio/infrastruttura essenziale, presidio educativo e luogo di aggregazione e identificazione delle comunità: infrastruttura fisica ma anche e soprattutto infrastruttura sociale. Non a caso, nella sperimentazione in corso di “Gruppo 124 – Rammendo delle Periferie” per il Quartiere Librino di Catania, le scuole sono l’epicentro dell’azione e delle ipotesi di rinnovo.

E’ a questa valutazione che parte rilevante del patrimonio edilizio scolastico non risponde positivamente: nell’esperienza di ciascuno di noi vi sono senz’altro esempi di ottime ed attrezzate strutture scolastiche dove il programma educativo (didattica, dopo-scuola, esercizio fisico, attività all’aperto, etc…) si espleta in spazi appropriati, e in più sono raggiungibili facilmente in quanto baricentrici rispetto a bacini di utenza (di quartiere, ambito urbano o area intercomunale); in alcuni casi si tratta anche di edifici ben mantenuti ed onesti nella struttura architettonica, che rappresentano dignitosamente la loro centralità e rilevanza per la società. Ma nella stessa esperienza ve ne sono ben di più di pessimi edifici, carenti di spazi, dove tutte le attività sono mortificate o semplicemente non si possono svolgere, collocati in ambiti urbani poco connessi  e circondati dal caos crescente del traffico e della mancata gestione dei tempi nelle città; e per di più fisicamente malandati e tecnologicamente insufficienti.

Questo implica necessariamente che la via maestra per un vero e significativo rinnovo dell’edilizia scolastica (fatti i conti con le esigenze economiche e la necessaria ottimizzazione degli investimenti pubblici) è quella di un ripensamento della dislocazione urbana e dell’architettura del servizio/infrastruttura scolastico. Ripensamento che ovviamente parte dalla riqualificazione dell’esistente ma che deve altresì contemplare, ed in modo deciso e decisivo, una nuova progettualità, riguardante nuovi spazi e nuovi assetti urbani. Nuovi assetti non necessariamente implicanti nuovo consumo di suolo, ma anzi interni alla città consolidata.

Un ripensamento  che si confronti anche con il trasformarsi delle nostre società, che spopola gli edifici scolastici per il perdurante calo delle nascite e la forte riduzione delle fasce in età scolare della popolazione; il sottoutilizzo o dismissione delle strutture scolastiche rinvia ad un altro importante tema: cosa fare del patrimonio pubblico non più utile e funzionale; un tema al quale, dalle occasioni di riuso per altre funzioni sociali carenti di spazi (fino all’opportunità di nuovi spazi aperti attrezzati) o ove necessario alle valorizzazioni, occorre fornire risposte attraverso progetti, programmi complessi, studi di fattibilità, piani urbanistici.

Il quadro di queste riflessioni, anche banali diremmo, acquista senso se confrontato con alcuni dati di pubblico dominio (http://www.governo.it/governoinforma/dossier/edilizia_scolastica/) ed oggi al centro del dibattito politico: quelli relativi alle risorse destinate dal decreto Sblocca Italia, Anche se alcune cifre sembrano oscillanti, gli interventi di edilizia scolastica compresi nel decreto dal 1° luglio 2014 comporteranno 21.230 interventi in oltre il 50% degli edifici scolastici, per 1.094.000.000 euro di investimenti. Questi sono articolati, come ben noto, in tre categorie:

–          sotto la voce #scuolebelle (piccola manutenzione, decoro, ripristino funzionale) ricadono interventi per 17.961 plessi scolastici con un investimento di circa 450 M€ (media di € 25.000 a scuola);

–          sotto la voce “#scuolesicure” (messa in sicurezza, rimozione amianto, barriere architettoniche) ricadono interventi per 2.865 scuole con un investimento di circa 400 M€ (media di € 140.000 a scuola);

–          sotto la voce “#scuolenuove” (sblocco Patto di Stabilità, immediatamente cantierabili, primo blocco) ricadono interventi per 404 scuole con un investimento di circa 244 M€ (media di € 604.000 a scuola).

 

L’ultima voce è senz’altro in assoluto minoritaria, trattandosi alla grossa del 20% del totale; a partire dal 2015, la nuova programmazione dovrebbe mettere in gioco tra 2,5 e 4 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i 950 milioni della Banca europea degli investimenti, già previsti dal decreto “Carrozza”, per rifinanziare proprio le nuove costruzioni e interventi più importanti. Al 2014 sono destinati solo 550 M€ dopo un balletto di cifre da 3,5 a 2,0 miliardi. Non entreremo in questioni macro, sull’entità e la ripartizione degli stanziamenti; qualcuno meglio di noi lo potrà fare o lo ha già fatto; occorrerebbe infatti evidenziare (in ogni territorio)  la natura del patrimonio esistente, le sue condizioni, la sua rispondenza alle funzioni. Ovviamente si va per gradi (come necessario nell’attuale contesto economico e a fronte del lungo disimpegno sul tema) e privilegiando interventi diffusi di immediata messa in sicurezza del patrimonio esistente.

I dati che ci interessano in particolare sono quelli disponibili ed oggi noti sullaprogrammazione per la Regione Sicilia, che con i circa 91 M€ ad essa destinati è la quarta regione italiana per consistenza degli investimenti per edilizia scolastica ricompresi nello Sblocca Italia. Il primo dato che salta all’occhio è l’articolazione dell’investimento in Regione Sicilia (si fa riferimento ai dati riportati in nelle due tabelle allegate a chiusura del presente documento).

Senza accanirsi a favore del 100% alle nuove scuole nelle regioni Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, i dati, ordinati nella seconda tabella in ordine crescente per consistenza dello stanziamento nel settore #scuolenuove, ci restituiscono la Regione Siciliana al primo (o ultimo posto) con un “fulgido” 0,3% ad esso destinato (circa 250 mila euro per un unico intervento in provincia di Trapani) contro i circa 40 M€ delle Scuole belle e i 50 M€ delle #scuolesicure). Il dato è oltremodo significativo se riportato al blocco (Campania, Molise, Calabria, Lazio, Puglia, Basilicata, Abruzzo) delle Regioni che non arrivano a stanziare, sempre per le nuove scuole, il  10% del totale per ciascuna di esse programmato. Lo stanziamento del 38% delle Marche e fino al 61% del Veneto (oltre ai prima ricordati stanziamenti al 100% di Valle d’Aosta e Trentino) mostra quindi ancora una volta la doppia immagine di un’Italia che si rinnova e di un’Italia che si attarda su interventi incapaci di costituire nuova infrastruttura sociale.

Quanto rilevato non ci sembra, nella sua sconfortante pochezza, di scarso interesse; in particolare, dal nostro punto di vista, perchè confligge in modo straordinario con le riflessioni di apertura.

Divide infatti equamente le più rilevanti porzioni dello stanziamento a interventi certo necessari ma di mantenimento dello status quo dell’edilizia scolastica siciliana; riserva una quota che non potremmo definire nemmeno minoritaria (come per il 20% complessivo del dato nazionale) ma addirittura ridicola (lo 0,3%) alle nuove realizzazioni. Certo, nell’ipocrisia cui siamo abituati dalla necessità di aggirare vincoli e burocrazie, tra gli interventi #scuolebelle e #scuolesicure ci saranno anche rinnovi radicali di edifici, ma dubitiamo fortemente che con essi si pervenga a un quadro realmente rinnovato del patrimonio, soprattutto per le esigenze e la visione espresse appunto all’inizio di queste note; sebbene felici se qualcuno vorrà smentirci,  temiamo fortemente che si sarà persa l’ennesima occasione per fare città, per costruire nuovi spazi anche di cittadinanza e comunità, per dare risposte architettoniche ad esigenze reali ed imposponibili.

Siamo quindi interessati a discutere sulle logiche che hanno portato a questa ripartizione e distribuzione, sia che le scelte promanino da contrattazioni tra Regione e Stato, sia da dirette e singole candidature degli interventi effettuate dai sindaci; ed a tracciare un bilancio di queste, quando le operazioni andranno in porto. Ma siamo ancor più interessati a capire come agire per spostare il peso della programmazione a venire (annunciata per il 2015 e seguenti) verso interventi di maggiore peso e significato; come agire per sensibilizzare gli enti gestori del patrimonio e responsabili delle politiche urbane.

Chiamiamo a confrontarsi su questo punto tutti coloro (singoli, associazioni ed istituzioni)  che vogliano impegnarsi per opporsi ad  una logica di orizzontalità degli investimenti della quale da sempre sperimentiamo la totale inefficacia: diffusi a pioggia e quindi moltiplicati per una miriade di interventi, e certo singolarmente indispensabili, ma (per noi) di scarso valore per il funzionamento dell’infrastruttura scolastica. Una logica coscientemente rinunciataria a quelle scelte e priorità che dovrebbero guidare il rinnovo di un tassello così importante del nostro spazio sociale.

Arch. Ignazio Lutri – Presidente IN/ARCH Sicilia

Tabella 1

Ripartizione per Regione dei fondi destinati dallo Sbloccaitalia agli interventi sulle scuole

Ripartizione per Regione dei fondi destinati dallo Sbloccaitalia agli interventi sulle scuole

Tabella 2

Elenco in ordine crescente dei fondi #scuolenuove per Regione

Elenco in ordine crescente dei fondi #scuolenuove per Regione