LA RISPOSTA DI CLAUDIO FAVA

La risposta di Claudio Fava alla Lettera ai Candidati Governatori Sicilia 2017

PREMESSA

Occorre fare una premessa generale a tutte le domande che ci sono state poste in quanto nel cuore della nostra cultura di governo e della proposta politica che la rende operante vi è l’opzione ambientalista che non è racchiusa solo nella dimensione naturalista/territorialista ma ne informa ogni aspetto.

La sua declinazione può prendere forma se tutti i livelli di governo del territorio e la cultura locale sono conformi alla cultura dello sviluppo locale sostenibile che viene accolta nell’istituzione regionale come nuovo metodo di governo.

Partendo innanzitutto dall’adozione del principio di sussidiarietà che implica la delega ai diversi livelli locali della governance e della programmazione; continuando con il rispetto delle istanze legate alla fruizione e tutela dei beni comuni, tra cui il principale è lo stesso territorio siciliano. Per finire con i principi della cooperazione e inclusione da attuare in uno scenario di apertura alle istanze di sviluppo provenienti dall’ambito mediterraneo.

Quindi l’Istituzione regionale deve aprire alla più spinta decentralizzazione dei luoghi di decisione e a una maggiore attenzione alle esigenze locali e a protendere, quanto possibile, ad aprire i territori regionali alle richieste di formazione di uno spazio mediterraneo di integrazione. In questo scenario si colloca la proposta di valorizzare al massimo i liberi consorzi di comuni che dovranno rappresentare e attuare le istanze di sviluppo locale sostenibile dei territori nell’ottica della massima valorizzazione delle risorse locali. Enti quindi di progettazione e attuazione di programmazione e pianificazione locali che devono favorire le istanze locali più ampie legate alla produzione, al benessere, alla cultura, alla turismo, alla formazione.

Ma proposta ancora più importante, alla luce del rafforzato ruolo dei Liberi Consorzi e dalla necessità di decentralizzare le politiche locali di pianificazione e programmazione, è i ridimensionamento della Regione nei suoi aspetti operativi potendo essa delegare alle aree metropolitane che potrebbero diventare Macroaree omogenee (sull’onda del costituito Distretto del Sud Est siciliano) che ricoprirebbero l’intero territorio della Regione, il coordinamento della programmazione e della pianificazione locali. Le macroaree dovrebbero, quindi, essere portate a 4, per dotare anche il versante sudoccidentale siciliano di un suo ambito di programmazione.

La Regione la cui struttura è stata occasione, fino ad ora, dell’intreccio politico mafioso che sfrutta la scarsa trasparenza dei processi decisionali e operativi, diventa, in questo nuovo assetto, il luogo della definizione delle politiche, indirizzi e linee guida e orientamento dei processi di sviluppo e di governo sostenibile del territorio per meglio recepire e impiegare le risorse locali, incentivate dall’attuazione dello Statuto regionale, e provenienti dalla programmazione nazionale e europea. Oltre a favorire quanto più possibile la realizzazione di reti tra i diversi soggetti territoriali, locali e internazionali, favorendo anche le attuazioni delle politiche, incentivando a livello locale, la nascita di Partenariati Pubblico Privati (PPP) per perseguire il miglior utilizzo delle risorse con il sicuro perseguimento degli obiettivi.

Documento cardine di questo sistema su configurato, dovrà essere un Piano di Sviluppo Regionale che, prodotto in interlocuzione, con le istanze territoriali locali, si configura come piano strutturale nel quale si integrano le diverse linee di azione per lo sviluppo regionale sostenibile. Il PRS dovrà tenere nella debita considerazione la pluralità di strumenti conoscitivi e di ipotesi strategiche già prodotti, in modo anche pletorico, a cura di degli enti territoriali ma che fino ad ora sono rimasti lettera morta pur rappresentando le istanze del mondo imprenditoriale e sociale locali.

Inoltre il Piano di Sviluppo Regionale dovrà mettere a sistema e dare indicazioni per la realizzazione del Patto per lo Sviluppo per la regione siciliana che con i suoi circa 6 mld di interventi previsti rischia di essere slegato da una visione integrata dello sviluppo regionale e dal quadro programmatori proveniente dall’attuazione del PO FESR e per questo che esso può divenire, nel suo continuo e complesso aggiornamento, il documento fondamentale di interazione con la programmazione nazionale e europea.

1. RINNOVARE LE CAPACITA’ DI GOVERNO DEL TERRITORIO. Come il suo programma promuove la necessità (se condivisa) di una riforma del governo del territorio siciliano; su quali presupposti e prospettive strutturali? Quali passi si propone ed in quali tempi ritiene di esitare tale riforma?

Premesso ciò la proposta di governo di territorio non può non partire dalla emanazione di norme che tengano conto della necessità di considerare, in maniera ampia e complessa, gli scenari configurati e che debbano diventare riferimento per lo sviluppo socio economico sostenibile della regione. A tale scopo sembra assolutamente inadatta la legge regionale 71 del 78 che dovrà essere abolita a favore di una legge Regionale di Governo delle Trasformazioni Territoriali che tenga in considerazione da un lato la diversa organizzazione funzionale/istituzionale del territorio regionale e dall’altro le complesse istanze di sviluppo locale, non potendosi queste considerarsi disgiunte da una diversa forma di governo del territorio. Gli obiettivi principali della legge sono il perseguimento del benessere dei cittadini, la riqualificazione del territorio, la ridensificazione delle aree rurali, la rigenerazione urbana sostenibile, la considerazione di tutti i fattori di rischio nella riqualificazione urbana, l’integrazione delle politiche territoriali con le politiche di sviluppo sostenibile, la riqualificazione del sistema produttivo regionale.

La mission della nuova legge di governo del territorio dovrà essere quindi quella di dare pari opportunità ai territori regionali, urbani e rurali, di poter partecipare alle dinamiche di sviluppo sostenibile innescate dalla valorizzazione delle risorse locali e di contenere al massimo, se non azzerare, i fattori di degrado territoriale innescati dal consumo di suolo. Deve inoltre fornire gli strumenti per governare le trasformazioni territoriali in concomitanza ai rischi territoriali legati a fattori idrogeologici, vulcanici e sismici aprendo a processi di conoscenza democratica del territorio.

Legge che dovrà considerare primariamente i principi di sostenibilità, partecipazione e democrazia del territorio in un un’ottica di sussidiarietà e di inclusione del territorio regionale considerato assolutamente isotropo per pregnanza degli interventi. Dove le aree interne tendano a demarginalizzarsi e a divenire nuovi centri in una visione di ridensificazione e valorizzazione.

Smart cities in smart land potrebbe essere lo slogan che deve supportare le scelte da effettuare per riconnettere i territori regionali e diffondere la qualità e le opportunità urbane anche nei territori rurali. Una filosofia che da lo stesso peso all’intero territorio regionale in termini di opportunità di accesso a processi di sviluppo. Obiettivi della legge saranno anche la diffusione delle ICT per la egovernance urbana e rurale, e dei servizi nelle aree rurali ma anche possibilità di rigenerare parti urbane, centrali e periferiche per creare nuove centralità e favorirne lo sviluppo economico e sociale; riqualificare collegamenti e strutture territoriali storiche. Ma soprattutto favorire la mobilità sostenibile urbana e extraurbana intervenendo sulle strutture territoriali e sui fattori di interdipendenza funzionale che si creano nelle aree urbane e, soprattutto, in quelle metropolitane.

Ma la smart city è una città che tende a includere e per questo deve affrontare le sfide della città meticcia. Una città che include e si trasforma in relazione alle esigenze sociali e culturali dei nuovi e dei vecchi cittadini.

La legge avrà il compito di definire gli strumenti, conoscitivi e operativi, per il governo delle dinamiche delle diverse tipologie territoriali e di permettere il più ampio confronto nei territori tra i diversi stakeholders al fine di diffondere la democrazia nella trasformazione e nello sviluppo del territorio. Una piano di area metropolitana avente valenza di piano di coordinamento territoriale sub regionale sarà previsto per le Macroaree di programmazione. Piano che ha compiti di indirizzo e coordinamento delle politiche territoriali e ambientali dei piani consortili nei quali si individuano gli orientamenti per lo sviluppo locale e per i piani operativi a livello consortile, come per esempio i Piani integrati dei distretti sociosanitari, i piani per la riqualificazione paesaggistica, i piani per la valorizzazione del sistema produttivo locale.

Legge che dovrà prevedere norme efficaci per la valorizzazione delle risorse territoriali in rapporto ai diversi tipi di fruizione e prevedere le tutele e le diverse fruizioni possibili in rapporto alle risorse. Strumenti di ingegneria istituzionale posso essere previsti per la configurazione di processi di riqualificazione delle coste degradate dagli insediamenti abusivi a fini turistici e di realizzazione di aree produttive agricole periurbane al fine di bloccare le espansioni urbane e mettere a sistema ambiti rurali senza progetto. Gli stessi strumenti potranno essere utilizzati per la rigenerazione dei centri storici nei quali prevedere l’obbligo di prevedere la presenza di edilizia pubblica per i minori redditi; e delle periferie, per le quali prevedere un Piano i cui strumenti di attuazione potranno dare linee guida per il restyling, edilizia e urbano, e l’integrazione di attività produttive. Affermando il principio che la città riflettere su se stessa e che la ridefinizione delle funzioni urbane è fondamentale per la sua valorizzazione e diversa e completa fruizione. Ma cuore della legge dovranno essere gli strumenti partecipativi previsti nella legge, fermo restando che la valutazione degli strumenti operativi locali avviene a livello di Macro area metropolitana, e che quindi il rapporto tra la pianificazione consortile e quella operativa locale può trovare coerenza interna e esterna nell’istituto della conferenza per la pianificazione metropolitana.

Nello stesso processo si inseriscono le dinamiche del bilancio partecipativo, valorizzato con legge regionale che ne impone l’uso per tutte le trasformazioni territoriali, per la previsione delle opere pubbliche nel quadro della pianificazione locale, consortile e metropolitana.

La Sicilia non può aspettare ne la riforma istituzionale ne la ridefinizione delle norme sul governo del territorio che dovranno seguire quindi binari paralleli e seguire la logica dello step by step con norme mirate e immediate che indicheranno innanzitutto l’obbligo per gli uffici regionali di esitare il Piano di sviluppo Regionale che rappresenterà il menabò per le successive azioni normative.

2. INFRASTRUTTURARE NUOVE RETI COLLABORATIVE DEI TERRITORI. Quali misure ed opere, a sostegno di questa prospettiva (se condivisa), il suo programma vuole fattivamente sostenere?7

Il Patto per lo Sviluppo presentando una pletora di interventi che agiscono localmente nei diversi settori

  1. Infrastrutture
  2. Ambiente
  3. Sviluppo economico ed attività produttive
  4. Turismo e Cultura
  5. Sicurezza, legalità e vivibilità del territorio

Tende a infrastrutturare il sistema territoriale produttivo regionale mettendo al primo posto, giustamente – con interventi il cui importo è pari a circa la metà del totale -, la riqualificazione delle aree con forti dissesti idrogeologici, quindi propone nei fatti una scelta che si pone come precondizione allo sviluppo Regionale.

La riqualificazione e la prevenzione del coacervo dei rischi territoriali, al quale occorrerà aggiungere quello del rischio desertificazione che, per uno studio del CNR coinvolge il 70% del territorio della Regione, divengono il primo aspetto infrastrutturale della regione.

Su questo principio occorrerà che si prosegua attuando interventi prioritari di rinaturalizzazione e rimboschimento delle aree interne, riqualificazione e potenziamento dei sistemi di raccolta e distribuzione delle risorse idriche a sostegno della produzione e in particolare di quella agricola, realizzazione di sistemi ambientalmente compatibili come gli impianti estensivi di trattamento dei reflui urbani (lagunages) per i piccoli comuni (< 5000 ab.) che rappresentano più del 50 % dei comuni siciliani

Il trattamento dei reflui diventa esiziale per la qualità ambientale, e priorità massima per lo sviluppo sostenibile, nel momento in cui dei circa 440 impianti presenti in Sicilia il 25% non sono attivi e di questi più del 50% non rispettano le norme. Per cui si prevede l’investimento delle ingenti somme previste nel PSR per la loro riqualificazione e attivazione, tenendo conto di quanto indicato precedentemente.

In questo scenario assume enorme valore anche simbolico, per il contrasto che rappresenterebbe agli interessi politico mafiosi che hanno sfruttato le energie alternative come occasione di malaffare, il censimento dei parchi eolici che non riescono, pur nella loro estrema diffusione e numerosità, a rendere disponibile la presumibile enorme quantità di energia elettrica da essi prodotta. Dal censimento e il successivo intervento di messa in attività dei generatori eolici potrà venire alla Sicilia un importante apporto di energia elettrica da fonti rinnovabili. Seguendo su questo piano occorrerà spingere per l’attuazione dei Piani di Azione per l’Energia Sostenibile previsti nei Patti dei Sindaci per la riduzione del consumo energetico e dell’inquinamento ambientale al quale hanno aderito più del 50% dei comuni siciliani. Come l’infrastruttura energetica è importante così è, forse, più importante l’infrastruttura informativa regionale. L’accesso e l’organizzazione dell’informazione nel territorio regionale diventa fondamentale per l’attuazione di tutte quelle politiche di valorizzazione del sistema produttivo (si veda Industria 4.0) con la spinta alla nascita di sempre nuove imprese start-up che producono innovazione grazie ai flussi informativi. Recentemente è stato completato il cablaggio con fibra ottica di 142 sui 390 comuni della Regione. Occorre un ulteriore piano di informatizzazione con la fibra ottica per diffondere anche nel resto della regione questa fondamentale infrastruttura in quanto permetterebbe la realizzazione di servizi avanzati per la produzione soprattutto quella agricola, l’e-goverment, la fruizione del patrimonio storico culturale diffuso, l’orientamento dei flussi turistici. Inoltre permetterebbe la realizzazione di sistemi evoluti di protezione civile e di controllo del territorio oltre alla piena attuazione del progetto di Smart Cities in Smart Land.

Naturalmente l’altra grande infrastruttura è quella della gestione dei rifiuti che nella nostra visione dovrebbe andare a dare supporto alle politiche di rifiuti zero, della raccolta differenziata, del riuso e della “materia seconda”. In tale scenario è ipotizzabile il riuso di elettrodomestici dismessi e dei grandi rifiuti come autobus e altro, utilizzabili nelle emergenze se rigenerati e ingegnerizzati come da “Strategia europea sulla precenzione e il riciclaggio dei rifiuti”. In questo scenario occorre realizzare adeguati e diffusi impianti di compostaggio e officine di rigenerazione consortili da prevedere in un Piano regionale apposito.

Naturalmente vien condiviso il principio per cui l’infrastrutturazione fisica regionale deve andare di pari passo con le politiche di sviluppo sostenibile e che queste rappresentino le modalità di interconnettere internamente e con l’ambito mediterraneo i processi di valorizzazione dei territori. Alle “opere bandiera”, come il Ponte di Messina che spinge l’uso della mobilità su gommato, si sostituirà una politica di riqualificazione e potenziamento del sistema infrastrutturale esistente con opere che rientrino nello scenari disegnati dal PSR come definito nella precedente risposta.

In questo scenario si incentivano per quanto possibile le interfacce del mare, i porti regionali che possono essere i nodi di comunicazione tra la Sicilia e il resto del continente europeo e del continente afroasiatico con la Sicilia, e si potenziano gli aeroporti che come quello di Comiso può diventare un hub per gli aerei cargo per favorire l’esportazione della nostra produzione agricola.

In questo, il Patto per lo sviluppo per la Sicilia dimostra delle carenze essendo stata prevalentemente individuata la componente riqualificazione e ripristino ambientale anche nel settore infrastrutture. Per questo è carente in particolare il settore portuale che come detto prima dovrebbe essere potenziato in visione dei processi in atto in ambito commerciale nei rapporti tra la Cina e l’Europa con la cosiddetta Via della Seta. Ma altra rilevanza potranno avere i porti siciliani in quanto la loro riqualificazione e integrazione con i sistemi urbani di appartenenza, permetterebbe di avviare processi di riqualificazione dei Waterfront, che, come avvenuto in diverse città europee, diventerebbero i luoghi di interconnessione, scambio e invito/inclusione, rispetto all’accesso marino mediterraneo, ma anche punti di partenza per i processi conoscitivi dell’entroterra siciliano in un’ottica della migliore fruizione turistica delle risorse sostenibili regionali.

A proposito della tanto decantata Via della seta, la Sicilia è disponibile a essere uno dei punti di contatto tra il continente asiatico e l’Europa, ma in un’ottica di sostenibilità per il territorio in quanto ci si dovrà impegnare a controllare i flussi delle merci che si orienteranno verso gli aeroporti regionali per le destinazioni finali, al fine di non provocare eccessivo carico ambientale.

In alternativa occorre avere una rete ferroviaria principale efficiente, per velocità e frequenza, che assuma la primazia nella mobilità regionale levando il primato ai trasporti gommati delle autolinee rese competitive rispetto al trasporto ferroviario, grazie a una politica regionale complice degli interessi privati coinvolti. Quindi la rete infrastrutturale a supporto delle dinamiche locali di sviluppo, che assumeranno anche la forma del turismo sostenibile, potrà rafforzarsi con la riapertura di linee ferroviarie secondarie connettenti aeroporti porti e territori minori, ricchi delle eccellenze della Sicilia ma difficilmente raggiungibili. Ultima importante azione è quella della messa in campo di strumenti normativi e finanziari, utilizzando al meglio le opportunità dei bilanci nazionali, i fondi strutturali e HORIZON 2020 per la valorizzazione, potenziamento, riqualificazione dell’infrastruttura formativa e di innovazione costituita da scuole, dalle università, dagli hub territoriali per l’innovazione d’impresa, dai centri di ricerca che possono mettere a frutto le potenzialità dei nostri laureati per la valorizzazione delle nostre eccellenze umane e materiali. La Regione dovrebbe fungere da volano e promotore per tutte quelle iniziative che possono favorire la nascita e la riqualificazione, in rapporto alla qualità architettonica e strutturale antisismica, del patrimonio scolastico regionale utilizzando al meglio anche le opportunità che provengono da diversi canali nazionali per la realizzazione di scuole innovative.

Ma fondamentale in questo processo sarà la dotazione di un fondo di rotazione per il finanziamento dei progetti di infrastrutturazione regionale, già previsto nel Patto per lo Sviluppo della Sicilia e da potenziare, che messo a disposizione delle Macroaree su indicate possa promuovere la realizzazione delle opere infrastrutturali idonee per perseguire gli obiettivi di sviluppo prefissati.

3. SOSTENERE I PROGETTI DI INNOVAZIONE URBANA E TERRITORIALE. Da quali progetti si pensa di partire per un nuovo percorso verso la qualità urbana e territoriale? Quale è l’azione di governo con la quale pensa di accompagnare questa prospettiva (ove condivisa)?

Naturalmente la prospettiva è pienamente condivisa in quanto i progetti di innovazione urbana e territoriale diventano l’attuazione delle politiche che si sono individuate prima e le cui parole chiave sono innovazione e integrazione che verranno poste a preambolo dei bandi regionali che chiameranno a raccolta coalizioni territoriali o le realtà urbane per la progettazione di processi di trasformazione urbana e territoriale partecipata in un ottica di ricucitura dei sistemi insediativi.

La premessa alla domanda, giustamente, cita le innumerevoli esperienze che hanno interessato la Regione che ha visto il teatro della progettazione e, in qualche caso, attuazione di politiche che hanno risposto in parte alla parole chiave su individuate. Prime fra tutte le esperienze territoriali dei PIT che hanno fatto nascere i territori e l’appartenenza a essi e che quindi hanno, nelle migliori esperienze (vedi il Calatino) prodotto una grande capacità di fare sistema, tra i diversi soggetti territoriali, per progettare e realizzare l’innovazione di processo sul territorio che ha comportato la nascita da una parte, di un’Agenzia di sviluppo, dall’altra un organismo politico, il consorzio dei comuni che ha individuato le politiche da attuare. Il tutto per favorire il finanziamento di inattive integrate per lo sviluppo sostenibile dell’area. Questo processo si potrebbe impiegare per lo sviluppo dei Liberi Consorzi di Comuni che in virtù del loro status giuridico di soggetto pubblico/ privato si troverebbero ad essere ente intermedio di programmazione, come visto prima, ma nel quale si produrrà la divisione tra politico e tecnico positiva per la qualità dell’attuazione della programmazione.

Altra esperienza che occorre valorizzare, come prima si diceva, è quella dei progetti strategici urbani e territoriali che hanno rappresentato con qualche eccezione, un importante momento di progettazione partecipata e di attuazione di una strategia di sviluppo condivisa che potrebbero essere aggiornati, alla luce di quanto di nuovo ultimamente ha interessato i territori (programmazione europea, Patto per lo sviluppo, processi territoriali innovativi in atto) e posti in competizione tra loro per partecipare all’affidamento di finanziamenti regionali, provenienti dalla programmazione nazionale e europea.

Per quanto riguarda l’innovazione urbana si è già parlato (altri esempi realizzati con buon successo in Sicilia, sono i progetti urbani integrati di del programma europeo URBAN). La Regione per rendere più fattibile il processo di innovazione mirerà alla realizzazione di una rete di Urban Centers, anche con ottica comprensoriale, dove non esista la massa critica della città, il cui fine è di mettere a sistema quando di progettuale si muove nel loro contesto, attraverso un continuo lavoro di monitoraggio, promuovendo la progettazione partecipata aventi l’obiettivo di rendere la città e i territori, luoghi che producano idee, inclusione, produttività e accoglienza, oltre a rendere possibili tutti i processi di produzione e fruizione culturali.

Comunque delle sfide che le città si troveranno ad affrontare e per le quali si prevede la messa in campo di strumenti e processi idonei se ne è già parlato nelle precedenti risposte. Preme precisare che occorre sempre tenere presente il quadro complessivo di un Piano Regionale che permetta di puntare prevalentemente l’attenzione sulla sostenibilità di tutti i processi in atto, curando prevalentemente quella sociale e quella culturale.

4. UNA AGENDA PER LA NUOVA ARCHITETTURA. Quali misure pensa siano possibili per un sostanziale rinnovo dei territori in relazione alla programmazione di opere pubbliche ed all’incentivazione di una diffusa iniziativa privata?

La nuova e buona architettura nasce dal processo collettivo di produzione di nuove e importanti opere pubbliche e private a sancire la dinamicità di una economia e la evoluzione della cultura di una comunità.

Abbiamo già tracciato a larghe linee i processi che potranno portare a una qualità diffusa sul territorio che puntano al coinvolgimento diretto dei territori in tutte le loro componenti sociali e culturali. Ma ancora meglio si può comprendere il livello di dettaglio che può avere il loro coinvolgimento quando si otterrà la massima trasparenza da parte della Pubblica Amministrazione quando, attraverso l’e-governement, condividerà il processo di scelta di una attrezzatura territoriale deciso in ambito di concertazione sul bilancio partecipativo.

La qualità dell’architettura viene posta come uscita di un processo che vede competere i progettisti, su tutti i bandi di progettazione emanati in ambito regionale, su linee guida dettate dalla regione che mirino alla qualità formale e tecnica dei progetti.

In questa operazione gli ordini professionali potranno apportare innovazione al processo quando diventano luogo di raccolta e valutazione dei progetti, sia pubblici che privati. Quando anche il singolo progetto privato viene messo a concorso tra i progettisti. In un processo il cui unico risultano non può non essere la qualità del territorio costruito.

La Regione dovrebbe emanare una legge redatta con la partecipazione degli Ordini Professionali che individui indirizzi per perseguire la Bellezza dell’Architettura Urbana e Territoriale come riferimento principale per tutti i bandi di opere pubbliche e private.

Tutti i processi che vedranno coinvolto il pubblico nella rigenerazione urbana, nella riqualificazione dei centri storici nella realizzazione delle principali infrastrutture, anche di mobilità dovranno passare per l’adempimento di tutti i principi enunciati nella legge per la bellezza

5. RISORSE E PERCORSI VIRTUOSI PER LA QUALITA’ DEI PROGETTI. Come il suo programma pensa di incentivare la qualità del progetto, sia dal punto di vista della trasparenza e qualità delle procedure che da quello dell’apporto di risorse economico-finanziarie, nell’ambito della committenza pubblica e della più diffusa committenza privata?

Si pensa di avere sufficientemente risposto a questo quesito nei diversi punti su trattati.

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